Scarsità di acqua nel Mediterraneo: allo studio una tecnica innovativa
Dimostrare che la "ricarica controllata" delle falde acquifere è una metodologia matura per risolvere il problema della scarsità di acqua nel bacino del Mediterraneo: è lo scopo del progetto Marsol, finanziato con oltre otto milioni di euro dalla Commissione Ue nell'ambito del Settimo programma quadro per la ricerca, al quale partecipano la Scuola Superiore Sant'Anna e la Provincia di Lucca. "Il progetto, coordinato dalla Technische Universitat Darmstadt (Germania) - spiega Rudy Rossetto, ricercatore della Scuola Superiore Sant'Anna - coinvolge 21 partner a livello internazionale e include otto siti dimostrativi sparsi in cinque Paesi oltre all'Italia: Portogallo, Spagna, Malta, Grecia e Israele. I siti dimostrativi italiani sono uno legato al fiume Brenta e l'altro al fiume Serchio".
Per la Scuola Superiore Sant'Anna, oltre al Prof. Bonari (Istituto di Scienze della Vita), sono anche coinvolti il Prof. de Guttry (Istituto Dirpolis), che coordina il gruppo sull'analisi del quadro legislativo della tematica, e il Prof. Frey (Istituto di Management), il cui gruppo parteciperà all'analisi di mercato delle soluzioni di ricarica delle falde studiate.
Fra i vantaggi della nuova tecnica rispetto ai tradizionali invasi ci sono i bassi costi di investimento, minor consumo di territorio, l'assenza di evaporazione. La Scuola Superiore Sant'Anna coordina il test dimostrativo nel sito dei pozzi lungo il fiume Serchio, nella zona di S. Alessio. "Questa viene considerata una "infrastruttura critica", visto che alimenta con circa 500 litri al secondo di acqua potabile 300mila abitanti fra le città di Livorno, Pisa e Lucca" spiega il ricercatore.
I pozzi, che si collocano ad una distanza di circa 50 metri dal fiume, incrementano notevolmente la "ricarica" delle falde dal corso d'acqua attraverso il terreno. "L'obiettivo del progetto è quello di arrivare ad una gestione controllata di questa tecnica di ricarica, molto diffusa in Italia e nel resto d'Europa, perché si possono avere fenomeni di contaminazione delle acque" racconta Rossetto.
Il primo passo del progetto, partito il primo dicembre 2013 per una durata di tre anni, sarà quello di comprendere il ciclo dell'acqua nel sistema (in collaborazione con il Centro per la Ricerca Ambientale - UFZ tedesco), poi grazie all'installazione di una serie di sensori controllare il movimento dell'acqua nel sottosuolo. I dati ricevuti saranno quindi trasmessi ed elaborati da un sistema di modellistica (curato in collaborazione con TEA Sistemi SpA, Pisa, partner industriale del progetto) per la definizione di allerte in caso di fenomeni di inquinamento e per guidare eventuali interventi.
La Provincia di Lucca, che ha la competenza per la gestione delle acque, è coinvolta anche nella parte del progetto che fornirà un'analisi alla Commissione europea utile come base di lavoro per armonizzare le regole nell'ambito della direttiva quadro sulla gestione delle acque, a livello comunitario.
Marsol è uno degli 11 progetti, per i quali la dg Ricerca e innovazione, guidata dalla commissaria Ue Maire Gheoghegan-Quinn, ha stanziato un totale di 50 milioni di euro.
"Queste iniziative aiuteranno a trovare soluzioni innovative per alcuni dei problemi piu' pressanti di oggi: dalla qualita' delle acque alla lotta contro la loro scarsita'", ha evidenziato l'esponente dell'esecutivo Ue, che nel presentare il finanziamento ha ribadito come l'acqua resterà uno dei focus anche del programma "Orizzonte 2020".